dalle Marchesi a Mopelia, un anno in giro per la Polinesia Francese

 

 

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Un anno in Polinesia

14.43 Sud, 156.20 ovest
bussola per 290

Stiamo navigando da Mopelia verso Suvarow. Ciao Polinesia Fracese, quante cose che ci hai regalato in un anno! Incredibile come passa il tempo, un anno cosi ricco che sembra impossibile che le nostre vite siano cambiate cosi tanto in cosi pochi mesi! A febbraio dell’anno scorso stavamo passando da un Oceano all’altro attraverso il Canale di Panama. A marzo, ad Isabela la più bella delle Galapagos (secondo noi) abbiamo scoperto di non essere più soli a bordo: un piccolo lamponcino stava crescendo nella mia pancia e si è attraversato con noi tutto il pacifico. Una traversata lunga e faticosa con poco vento in poppa e tanta onda al traverso, e poi dopo 23 giorni di navigazione, lo spettacolo della “terra”, le Marchesi, delle montagne a picco sul mare. In avvicinamento dopo tutti questi giorni di blu, blu mare, blu cielo, blu nuvole, blu onde, appare imponente il verde: le montagne piene di alberi di cocco, di papaya, i manghi giganteschi, gli alberi del pane. E poi dopo l’arrivo ad Atuona e l’aperitivo con le altre barche che avevamo conosciuto qua e la durante il percorso, si scende a terra per una passeggiata e ci appaiono tanti colori, i rosa e gli arancioni degli hibiscus, il bianco del tiarè, le buganville fuxia e tutti questi fiori sparsi qua e la lungo le stradine si ritrovano più belli che mai alle orecchie delle donne delle marchesi, messi in evidenza dai loro bei capelli lunghi, lisci e neri.

Alle Marchesi gli ormeggi sono tutti un pò rollanti, spesso bisogna mettere un’ancora anche a poppa, la terra casca a picco nel mare e ci sono poche spiagge, ma l’interno è bellissimo, rigoglioso. Le persone sono semplici. Il pescatore di HivaOa che ci ha fatto vedere la sua pesca del giorno: un cernione da una decina di kg, sicuramente pieno di ciguatera, che con un sorriso ci ha detto “Si, certo che il pesce è avvelenato, ma che ci posso fare, a me piace cosi tanto che mi faccio venire la ciguatera e poi me la curo....” –punti di vista. Un gran problema di queste parti è invece l’alcol. I polinesiani non lo reggono e non si sanno limitare, quindi nel week end in particolare è facile imbattersi in risse e, ci raccontava un nostro amico medico francese trasferito per un anno alle marchesi che spesso gli arrivano persone mezze aperte perchè si sono presi a macetate!

A Nuku Hiva abbiamo partecipato alla festa dell’agricoltura, una festa molto allegra durata una settimana e piena di concorsi: il più bel cesto di frutta, la più bella corona di fiori, la miglior canoa (hanno costruito una canoa in 7 giorni partendo da un tronco),... All’ormeggio a nord, dopo un pranzo a casa di persone del posto, ci siamo fatti tatuare un delfino dal padrone di casa che si è presentato con un rasoio elettrico modificato con un ago. Meno male che a Raiatea poi ce l’hanno rifatto: sembrava il disegno di un bambino di 4 anni!

Il mare delle Marchesi è molto pescoso. Il sabato mattina alle 4 c’è il mercato (dura fino a verso le 5, sempre di mattina) e li si trovano tranci di tonno rosso e aragoste per due soldi, tanta frutta: i pompelmi più buoni che abbia mai mangiato, i manghi, le papaye a prezzi altini e poi c’è la verdura a prezzi stratosferici! La legge della domanda e dell’offerta alla rovescia rispetto all’europa!

Dalle Marchesi siamo passati per le Tuamotu, volevamo fermarci un mesetto, ma ci hanno telefonato (si, con il telefonino polinesiano, il Vini, che funziona un pò ovunque sul territorio, anche negli atolli più sperduti) per dirci che dovevamo fare l’amiocentesi, e allora abbiamo lasciato Manihi dopo qualche giorno, qualche bel bagno, dopo aver preso qualche perla nera e siamo andati a Tahiti.

Le Isole della Società: Tahiti, Moorea, Huahinè, Raiatea, Tahaa e Bora-bora

Le abbiamo scoperte con degli amici a bordo, ci siamo divertiti, abbiamo navigato tanto, cambiato quasi tutti i giorni ormeggio, visitato sia la costa che l’interno, partecipato alle sagre di paese (a Huahinè), conosciuto tante persone.

Tahiti è un’isolona, Papeete è una grande città comoda per fare cambusa e per trovare pezzi di ricambio, ma per il resto è molto caotica, piena di traffico e rumori. Il mercato è molto vivace e pieno di ogni tipo di alimento al piano di sotto, pieno di oggetti di artigianato, parei, Tifaifai (dei teli di due colori fatti con due stoffe sovrapposte con dei disegni ritagliati) e collanine al piano di sopra. Ci si perde volentieri un paio d’ore. Insoma se vai a Papeete con l’idea di ritrovare le atmosfere dei quadri di Gauguin rimani indubibamente deluso, ma se ti trovi per caso verso maggio a Tea Hupoo, nel sud dell’isola, puoi assitere alla gara di surf più spettacolare del mondo: Billabong! Nella costa nord ci sono altri spot, meno pericolosi per il surf che durante le giornate di festa si riempiono di “danzatori” sulle onde. Per visitare l’interno dell’isola conviene affittare un 4x4 e fare la pista che taglia l’isola nord, Tahiti Nui. Il paesaggio è bellissimo: fiumi, cascate, un lago e tanto tanto verde.

Moorea è più tranquilla, è ad una mezza giornata di navigazione da Tahiti o a 10 minuti di areoplanino! Esiste un servizio di aeroplanini che fa avanti e indietro tutto il giorno. Ci sono delle spiagge bianche, degli alberghi, dei negozietti, una scuola di vela piena di ragazzini di tutte le età che giocano con optimist, hobie cat e windsurf.

Da Moorea, in una nottata di navigazione si arriva a Huahinè, la nostra preferita delle Isole della Società. La più selvaggia, con delle belle spiagge e degli ormeggi tranquilli. Le Isole della Società sono tutte isole con un reef intorno e si ormeggia all’interno del reef nella laguna. Il mare è sempre bello piatto ed è una vera goduria veleggiare dentro la laguna! A Huahinè, a circa metà dell’isola, c’è una spiaggetta dove si vedono ancora i resti di un albergo spazzato via dal ciclone e sulla spiaggia c’è Ziki, il guardiano, un uomo di Huahinè che fa un pò di tutto, la copra, l’artigianato, la pesca e soprattutto parla, parla, parla e racconta storie del posto. Di solito poi accompagna i “turisti” in un giro nella giungla e, col macete, raccoglie caschi di banane e pompelmi e si riparte sempre con la rete di poppa piena di frutta!

Più a nord c’è poi la laguna con Raiatea e Tahaa. Che dire, a Raiatea abbiamo aspettato che arrivasse Giulia, sono stati dei mesi bellissimi, pieni di incontri, di scoperte. I nonni sono venuti per accogliere la prima nipotina e sono rimasti affascinati dalla gentilezza e dallo stile di vita polinesiani. Abbiamo partecipato a feste, visto le danze del posto: decine di ragazze, ragazzine signore più o meno belle e cicciottelle, tutte vestite con dei tutù di foglie di palma e fiori, tanti fiori in testa, nei vestiti, tutte bellissime e aggraziatissime nella danza del Tamurè. Raiatea è un’isola con una buona scuola (infatti molte famiglie francesi di navigatori si fermano qualche anno qui per far fare la maturità ai figli), un ottimo ospedale, al 90% maternità, dove le persone sono brave e soprattutto affettuose con i neonati e con le mamme, qualche supermercato dove si trova un pò di tutto, un bel mercato della frutta, e dell’artigianato, e un paio di strade con dei negozietti. Fine. La sera alle 6 è tutto chiuso, rimangono aperte solo le Roulottes dove si può mangiare uno steak&fritte o un chow-men. Noi siamo stati benissimo. Lungo l’isola non ci sono spiagge, ma lungo il reef ci sono tanti isolotti con bellissime spiagge e bei fondali per fare snorkeling. Verso Settembre c’è poi l’Havaikinui Vaa, una gara di canoe polinesiane, i Vaa appunto, che si allenano tutto l’anno e vederli arrivare è uno spettacolo ma ancora più bello è vedere le partenze con il mare pieno di centinaia di canoe ognuna con equipaggi di 5 o 6 persone, il mare in partenza diventa bianco per la schiuma delle pagaiate!

Bora bora è stata un pò una delusione. La laguna è molto bella ma soprattutto quando la vedi dall’alto, arrivando con l’aereo, per il resto è piena di alberghi e molti sono vuoti. Certo è un bel posto per le coppie in viaggio di nozze che cercano l’hotel su palafitte direttamente sul mare, ma per il resto a terra non ci è sembrata un’isola accogliente. E per le coppiette, a questo punto conviene l’albergo di Tahaa che è veramente bellissimo e affaccia sul giardino di coralli, un insenatura tra due reef dove puoi sguazzare trascinato dalla corrente e vedere squaletti e pesci di tutti i tipi e colori!

A marzo siamo rientrati un mesetto in Italia per far conoscere la piccola ad amici e parenti poi siamo rientrati “a casa”, in barca e abbiamo ripreso a navigare. La barca ha subito poche modifiche dopo l’arrivo di Giulia. Abbiamo sistemato un bagno per poterla cambiare, all’inizio dormiva in una specie di amaca rigida dove già avevano dormito due bimbi nati in barca, ma ora, a 7 mesi dorme nel suo lettone in una delle due cuccette di prua. Abbiamo messo dei teli da una parte per coprire i copriviti che aveva già adocchiato...e una bella rete dall’altra parte per impedire voli e fughe, per il resto ora che Giulia inizia a muoversi a carponi e ad alzarsi in piedi, copriamo man mano gli spigoli e le cose che ci sembrano pericolose con stoffe imbottite e lei gira tranquilla per tutta la barca, soprattutto ora che le abbiamo fatto un “casco”: abbiamo ricoperto di gommapiuma un cappellino e sembra proprio la corona di una principessa (povera)!

Nel mese italiano la barca è rimasta a Raiatea, al Cantiere, fuori dall’acqua. Al rientro abbiamo lavorato duro per una settimanella per rimetterla in acqua: abbiamo fatto carena, costruito un tendalino, sistemato tante cosette sia dentro che fuori e poi siamo partiti per le Tuamotu...non potevamo perdercele e i pochi giorni di Manihi ci avevano fatto venire la voglia di tornare.

Le Tuamotu sono degli atolli, una cosa pazzesca: degli anelli di corallo più o meno affioranti dall’acqua con sopra solo qualche palma. Fuori il mare grosso, dentro mare piatto. Certi sono cosi grandi che non si vede l’altro lato. Per entrare ci sono delle pass ovvero dei buchi nel reef e il momento dell’entrata è sempre pieno di suspence. Bisogna fare attenzione soprattutto alle maree perchè se sbagli la marea rischi di trovarti con 8 nodi di corrente in faccia. Di solito le pass sono ben segnalate con boe di allineamento e bastoncini più o meno industrializzati per segnalare dei coralli sparsi; insomma, una volta dentro sembrano tutte facili, ma da fuori....a volte non si capisce proprio dove si deve entrare finchè non si è molto vicini e molto ben allineati e comunque bisogna andare “ad occhio” cioè ci vuole l’uomo a prua che guardi bene tutto perchè i programmi cartografici del computer non sono precisi e molte volte a guardare le tracce si finisce sugli scogli!

L’ideale è arrivare nell’atollo più a sud possibile e poi risalirli piano piano spinti dal maramù, ma bisogna trovare il vento giusto e di solito questo è più semplice quando si viene dalle Marchesi. Noi da Raiatea siamo atterrati a Rangiroa, uno degli atolli più grandi. Non ci ha fatto impazzire, anche se anche qui c’è un bell’albergo per coppie in luna di miele. Oltre ad essere bello è anche ben attrezzato e organizza gite, snorkeling tra gli squali e immersioni con le bombole. Ma a noi piacciono i posti più tranquilli, quelli che ti fanno davvero apprezzare il fatto di esserci arrivato con la tua barca. Ci siamo goduti Apataki, dove stanno costruendo un cantiere che può essere un buon punto per fare carena, non so per lasciare la barca nel periodo dei cicloni...Sull’atollo vive Hassam, un vecchietto con tutta la sua famiglia e sono molto gentili ed ospitali. Ci hanno mostrato come si fa la copra, il cocco che viene poi venduto per fare un olio con cui si fa il Monoi e con cui si fanno andare anche i motori!

Poi da Apataki siamo andati a Toau, all’ansa Amyot, altro paradiso terrestre. Qui ci vivono Gaston e Valentine che accolgono le barche di passaggio. Hanno messo delle boe dove ci si può ormeggiare tranquillamente e anche con tanto vento è un ormeggio tranquillo e riparato. La sera organizzano delle cene per le barche e ci siamo ritrovati in una tavolata con inglesi e francesi a dividere aragoste, pesce crudo e dolci al cocco chiacchierando ovviamente di barche e di tante altre cose!

Dalle Tuamotu siamo tornati a Raiatea per fare un pò di cambusa e per salutare tutti gli amici. Ci siamo fermati una settimana, ma è stata una settimana veramente bella e pienissima e poi via, verso ovest, ultimo paradiso polinesiano: Mopelia.

Mopelia è un’isola dove non c’è veramente niente niente. La pass per entrare è la più “strizzosa” che abbiamo fatto finora: nessun segnale, giusto un paio di tronchi sugli scogli per segnalare l’entrata –strettissima: neanche 20 metri, e tantissima corrente! Alla fine della pass, in mezzo, un panettone di corallo. Giulia è finita nel suo letto e può urlare quanto le pare, neanche la sentiamo: io sto a prua concentratissima per indicare i pericoli, Ale al timone, tiene sotto controllo la corrente...ouf è fatta, siamo dentro!

A Mopelia vivono in media 6 persone, due famiglie, che non si parlano tra loro! Noi ci siamo fermati davanti casa di Kalami detto Totem perchè gli piace da morire organizzare dei pranzi a terra con le barche e poi piazzarsi a capotavola e chiacchierare con tutti! Se vi capita di andarci, portategli dei dolci e guardate i suoi occhi: bellissimi quando mangia le golosità!

La sera del nostro arrivo sono passati con un gommone e ci hanno portato 3 aragoste di benvenuto, ed è continuato cosi per tutte le 3 settimane in cui siamo rimasti li. Un vero paradiso, pieno di pesce senza ciguatera. Ad un certo punto eravamo 8 barche (pienone di alta stagione) e abbiamo fatto delle simpaticissime feste a terra. Su una barca c’erano due bimbi piccoli e su un catamarano 4 ragazzi dagli 8 ai 13 anni, che caciara e che allegria a terra! Abbiamo messo in acqua il windsurf e nei momenti di riposo di Giulia ho ripreso a fare qualche bordo, certo con molta attenzione visto che la laguna è strapiena di squali. Per fortuna sono pinna nera e sono “buoni”! Sotto la barca, oltre ai “ragazzi”, c’erano anche tantissime remore che, mannaggia a loro, ci hanno tirato via un bel pò di antivegetativa appena messa!
Ale è andato a pescare più volte ed è sempre tornato con bei pescioloni poi una notte è andato con un amico sul reef a “raccogliere” le aragoste: si prendono camminando sul reef con l’acqua alle ginocchia e con una luce....come le foglie in autunno! L’ultima settimana siamo rimasti soli. A terra c’era anche Turei, un bimbo di 4 mesi che si è mangiato la crostata alla nutella e rum, e dire che noi stiamo cosi attenti a quello che mangia Giulia!

I giorni sono volati via e non ci saremmo più mossi da li. Bellissimi bagni a terra con la piccoletta sempre più vivace, belle passeggiate a terra per raccogliere il “pourpied” (un’insalatina che cresce anche sui coralli), per raccogliere i cocchi o per prendere col macete i cuori di palma di cocco veramente deliziosi o semplicemente per gustarsi il tramonto e giocare con i Bernard l’eremite: i paguri!

E ora rieccoci in viaggio, si naviga verso ovest, ci sono una decina di nodi di vento in poppa, ma per fortuna Mustafà riesce a tenere la rotta, andiamo verso Ovest: Suvarow e poi da li verso le Tonga e la Nuova Zelanda. Siamo molto curiosi di conoscere altre culture, altre persone, altri modi di vivere e di pensare e la Polinesia Francese ci ha fatto veramente tantissimi bei regali, primo fra tutti Giulia che ora, a 7 mesi, naviga con noi e ci fa vedere il mondo con degli occhi ancora diversi!

 

 

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