Ad Apataki, la famiglia Hassam ha anche un altro business oltre al cantiere che stanno mettendo su: una “ferme perlière”. Fino a qualche tempo fa alle Tuamotu ce n’erano tantissime, poi la maggior parte ha chiuso o è stata abbandonata e ora ad Apataki ci sono solo loro che producono le perle. È un lavoro lungo: prima si mettono in acqua delle cime con dei pennacchietti (ora le cime stavano ad asciugare lungo la strada, una ferrovia di cime) e li si attaccano le “nacres”, le nacchere da ostrica. Devono crescere per un paio d’anni poi vengono tirate fuori e lavorate. Bisogna “griffarle” ovvero aprirle appena, iserire la “griffe” ovvero un nucleo di madreperla di meno di un millimetro, intorno al quale poi l’ostrica, in poco più di un anno, costruirà la perla. La qualità della perla dipende soprattutto da questa operazione di griffaggio. È un lavoro da chirurgo che viene fatto da esperti e qui fanno venire delle ragazze cinesi che vengono apposta per un mesetto. A Toau, Anse Amyot, Valentine ci mostra come si greffano le ostriche per fare le perle. Il povero Gaston va in mare a prendere le conchiglie poi Valentine apparecchia la tavola con strumenti quasi da chirurgo e si mette all'opera: bisogna aprire la conchiglia per poter passare con gli strumenti, poi si leva la perla già formata e si inserisce nella stessa sacca un'altra biglia (fatta di un materiale conchiglioso) e intorno alla biglia l'ostrica formerà la perla. Bisogna fare il tutto con grande precisione, la biglia va inserita in una sacca particolare dell'ostrica, non a casaccio e deve avere grossomodo le dimensioni della perla appena levata. Ad Apataki Pauline ci ha detto che le sue ostriche le greffa con delle biglie di 0.8 mm, mentre Valentine je dà de biglie di almeno 4 millimetri...certo una volta fatta la perla ti devi fidare...o per vedere com'è la perla devi fare una radiografia. |
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