Il diario di bordo su Adaro
settembre.ottobre 2010

 

 

Racconto di una traversata vissuta a distanza: donne di marinai

Da Darwin, Australia alla Malesia di corsa per portare la barca al riparo dai cicloni e poi tornare da noi. Che dire di questi mesi? Siamo in Italia, leggermente “impantanati”. Siamo rientrati per stare un pò con la famiglia ma a Settembre Ale è ripartito da solo per darwin per spostare la barca. Il cantiere dove l’avevamo lasciata, oltre ad essere piuttosto caro, è pericoloso come tutta la zona per i cicloni e soprattutto per i temporaloni, e noi di rischiare tutto l’elettrico per un fulmine non ne avevamo proprio voglia. Cosi il 20 settembre (giorno di Santa Candida per i Ventotenesi) Ale è partito e noi siamo rimasti qui dai nonni. E’ arrivato a Darwin dopo i soliti voli interminabili e le attese lunghissime negli aeroporti, ma stavolta è partito con una borsetta e senza noi 3...quasi troppo semplice, quasi noioso, molto triste. In aereo sentire gli altri bambini, vederli giocare con gli zainetti che regalano in aereo (noi ne abbiamo una discreta quantità a casa): una stretta al cuore. E vabè, qualche filmetto ed eccolo alle 3 di mattina a darwin, alle 6 era già davanti al cantiere, la sera aveva già fatto dogana, fatto la spesa, sistemato il mustafà che aveva bisogno di qualche rinforsino, sistemato un pò quà e la...e la mattina dopo la barca era già di nuovo in acqua. Tirate su le vele. Pronti. Si parte....come quando ci si tuffa, senza pensarci, che se ci si pensa che mancano tutti questi giorni prima di riabbracciarci...”quasi quasi ritiro su e risalgo su un aereo”. E invece eccolo in ballo. La mattina alle 7 io mi sveglio qui in Italia e per prima cosa scarico la posta. IndiaZulu4...è lui dal pactor. È partito. Sta già fuori dal golfo di Darwin. Il viaggio, in solitario, è appena iniziato, ma nella mail scrive: “dai che un pò ne abbiamo già tirato via!”
Nella mail mi manda sempre la posizione e io la segno su google maps. Uscito da Darwin si punta dritto su Bali poi a seconda delle condizioni deciderà se fare il giro da fuori o se entrare dentro .
Il mare è piatto, il cielo stellatissimo, 12.19Sud, 127.09Est rotta 272, 7 nodi a motore dopo aver provato con lo spi, ma non andava. Sembrava l’invernale di fiumicino quando non c’è un filo di vento...vabè dai 7 nodi, un pò di corrente a favore...l’importante è andare avanti, in rotta, e tirar via miglia. A prua un branco di delfini. È notte. Ale è solo in barca e ci manda una mail piena di amore.
le giornate passano, lui va avanti sempre un pò a vela e molto a motore. Poi il motore si rompe e per una mattinata sta fermo a ciondolare in mezzo al pacifico e lo ripara...niente di grave per fortuna. Verso le 4 di pomeriggio ora Italiana, che poi sarebbe notte fonda a bordo, arriva sempre la telefonata con il satellitare...e meno male che ci sono tutti questi mezzi di comunicazione! A proposito...ho ricaricato 2 volte l’iridium. La prima volta mi hanno detto che ci voleva un pò di tempo e di pazienza perchè tutti gli operatori erano al Salone, la seconda volta invece, peggio ancora, era sabato e durante il w.end non si può ricaricare!!! Certo per essere un servizio di emergenza e di sicurezza non mi pare una gran furbata, a prescindere dal fatto che non si possa neanche caricare online o per telefono. Vabè polemica a parte, il satellitare a bordo è una figata. E Ale va avanti. Incontra un branco di tonnetti, ma senza di noi non ha voglia di pescare e li lascia nuotare in pace (anche perchè ha il frigo pieno di cosce di pollo affumicate). Qui in italia iniziano i primi freddi, lui ha 34 gradi in cabina, fuori il termometro ha registrato un bel 47.
Certi giorni mi sveglio la mattina e trovo delle mail con i racconti della giornata, gli stati d’animo, le parole dolci per noi, il menu dei pasti mangiati al volo alle ore più strane..., a volte invece mi manda solo la posizione e allora vuol dire che è stanchissimo, che la notte è lunga e la navigazione in solitario, anche se da darwin a bali è tutto mare aperto e non c’è molto traffico, è comunque faticosa. Ale riesce a scaricare la posta solo di mattina, nelle altre ore la propagazione fa schifo. Quindi ho tutta la giornata per mandargli mail. Gli racconto le nostre giornate, quello che facciamo, le prodezze dei bimbi, i giri in ludoteca o al parco, i primi rotolamenti di Adriano sulla pancia e sulla schiena e i suoi tanti bellissimi sorrisi, le prodezze di Giulia, i suoi capitomboli...in un mese si è rotta 3 volte il labbro e si è fatta 2 ficozzi in fronte...bella media! In compenso è diventata una scheggia con la bici comprata dalla nonna...giulia l’ha vista, ci è salita sopra ed è uscita dal negozio ancora in sella...inutile provare a tirarla giù: i commessi si sono gentilmente proposti di montarne un’altra per l’esposizione! e poi le colazioni al bar con il suo lattuccino, e i primi corsi di cucina con la nonna, e i nonni di Roma, e, e, e....E intanto Ale va avanti, giorno dopo giorno all’incirca 2 centimetri al giorno sulla mia schermata di google, che corrispondono ai 120/140 miglia al giorno. Poco vento, molto motore, molto stress. Quando si va a vela è tutta un’altra storia. Senti lo scorrere del mare, la barca va avanti senza che l’attrezzatura sbatta qua e la, tutto è più tranquillo. Col motore (e comunque, grazie grande motore!!) è tutto più faticoso e stressante a cominciare dal rumore continuo. Una notte si è svegliato sognando che nell’appartamento di fronte stavano trapanando col martello pneumatico...era solo il motore che andava e...vai vai...a un certo punto si è messo a tossire e si è spento...aiutoooo..come in caledonia...quella volta era colpa del carburante sporco del pieno di Tahiti e questa volta? Non so i particolari, pompaCì? Qualche guarnizione? Qualche filtro intasato? Boh, fatto sta che quando è arrivata la telefonata il pomeriggio, Ale aveva già risolto tutto e andava di nuovo a motore dopo una mattinata passata a sballottolare fermo in mezzo al mare.
Un giorno ha pure provato a pescare, ma proprio mentre un pesciotto stava abboccando ha chiamato sul vhf l’aeroplanino della dogana australiana. Ogni 2 o 3 giorni gli passavano sulla testa e chiedevano il nome della barca, la crewlist, la città di partenza e quella di arrivo, la posizione e la rotta....alla terza volta, ormai in acque non più australiane, Ale li ha mandati a quel paese: mica bello dare la tua posizione e dire che sei solo a bordo in mezzo al mare...per carità, tutti buoni e cari, ma non si sa mai...
E con tutto sto motore va giù anche il gasolio. Io con internet gli cerco dei posti dove far rifornimento. Viste le condizioni e il poco vento non conviene passare da fuori, taglierà dentro da Bali. I signori del Medana Bay Marina sono gentilissimi, non hanno il benzinaio li al marina, ma si offrono di procurarci dei barili di gasolio, ma le comunicazioni singhiozzano. Ci capiamo male e per sicurezza Ale preferisce andare direttamente a Bali dove dovrebbe essere più semplice fare rifornimento...dovrebbe...una volta li si rende conto di essere passato dall’australia all’indonesia, da un mondo all’altro, dal 2010 a ...boh. chiamo con skype il balimarina e organizzo tutto per il suo arrivo...”no problem” mi dicono. Mi sento molto figa! invece quando arriva Ale gli dicono che non possono dargli niente...chiacchiera qua, informati la, mettiti d’accordo su e giù ecco che arrivano con una barca improbabile un gruppo di indonesiani che gli scaricano il gasolio dai barili...un pò va nei serbatoi un pò in giro per la coperta...ma vabè...cito: ”sembrano sandokan!”
E Ale è sempre più vicino. È arrivato a Bali, metà strada è fatta! Ritocca terra e riesce a dormire una notte di filato. Fa i documenti, cambia l’olio, butta la poubelle, mangia e pensa a noi. Il giorno dopo fa il pieno e riparte...sta già pensando alla malesia, all’arrivo, a tirar su la barca il piu presto possibile e tornare da noi. Si riparte. Ricomincio a mettere le puntine virtuali sulla mia mappa di google maps. L’umore è migliore perchè è già stata fatta tanta strada, ma la navigazione da qui in poi è decisamente più impegnativa. Ci sono tantissime barche e navi. A volte di notte sul radar se ne trova una quindicina intorno...e non tutte hanno le luci accese, e anche quelle con le luci accese magari hanno un fanale e basta,....da dove vieni, dove vai, un fioriiiino...e quindi di giorno dormi poco perchè devi guardare le barche, di notte dormi ancora meno. Meno male che le miglia calano e ogni giorno se ne tira via un pezzo. Un giorno ha un’incontro con un navone che fa finta di non vederlo e gli va dritto addosso...Ale che avrebbe la precedenza gira e cambia “strada”...la prepotenza dei più grossi come al solito...
Ogni tanto arriva un pò di vento e riesce a farsi delle belle veleggiate, anche con lo spi sul bompresso che è decisamente più facile da maneggiare, specialmente da solo, rispetto al tangone e compagnia bella. Ogni tanto invece arrivano dei temporaloni, niente di grave a parte la fifa tremenda per i fulmini che cascano dritti in acqua. Un giorno incrocia 3 navi da guerra. Di quelle grandi e grigie. Da una parte sono inquietanti, dall’altra fa quasi piacere averle in zona, visto che ci sono tante tante barche e a volte qualcuna si accosta, così, per curiosità, ma quando ti si avvicina una barca fa sempre un pò paura. Intanto ci si avvicina all’equatore, alle isole sotto Singapore. La navigazione è sempre più tosta. Dopo Singapore oltre alle tante barche barchine barcone barchette bisogna fare attenzione anche alle reti dei pescatori. È pieno. Non ti puoi distrarre un attimo. Manca “poca” strada ma i tempi si allungano perchè la notte non conviene navigare e Ale si ferma dietro alle isolette che incontra all’ora del tramonto. Una sera, appena data ancora, arriva un barchino con dei tipi armati...mi chiama con il satellitare poi mette giù per non farlo vedere a loro. Io rimango con tanta di quella fifa addosso. Meno male dopo un pò richiama e mi dice che gli ha dato una bottiglia di birra e se ne sono andati. Certo c’è sempre l’ansia che ci ripensino e ritornino. Teniamo le dita incrociate e appena possibile..viaaaaa...
arriva una mail: “sono le 03.10 ora Italiana, sto passando l’equatore, senza i miei amori non vuole dire niente...” . L’abbiamo passato un pò di volte ormai questo equatore da nord a sud e da sud a nord e ogni volta si stappava e si brindava. Singapore. Malesia. Sosta a Port Dickinson per rifare il pieno visto che anche da Bali a qui di vento se n’è visto poco. Sempre tanto caldo. E da li in poi niente più e-mail perchè il pactor non riusciva più a connettersi. Io dopo il w.end ho ricaricato l’iridium e visto che manca poco all’arrivo lo usiamo come se fosse skype...beh quasi! Le miglia sono poche. La navigazione è faticosa. La notte si dorme e quindi i tempi raddoppiano, vabbè ma ci siamo quasi. All’arrivo, stanco morto, Ale è stato accolto da Massimo del cantiere di Lumut che è stato genitlissimo e simpaticissimo. L’ha invitato a cena fuori con sua moglie, e sono andati a mangiare “tutti spizzichini, cosette fritte...buonooo!” e poi dopo 20 giorni in solitario (se si escludono le 4 chiacchiere con la banda di sandokan) una cena fuori, le chiacchiere, il vinello, il buio, il caldo....alle 11 di sera mi chiama e mi dice che è appena rientrato in barca con gli occhioni belli che si chiudevano da soli! Il giorno dopo, la mattina è già tutto pronto per tirar fuori la barca. I tempi indonesiani sono molto “easy” e la barca esce dall’acqua invece che alle 11 di mattina alle 7 di sera, ma cambia poco: tanto di prima mattina Ale era andato a comprare il biglietto di ritorno e a fare dogana, poi nell’attesa ha sistemato la barca, tirato giù le vele, chiuso tutto, ributtato dentro le tavole da surf (che ormai i soli giri che fanno è da fuori a dentro la barca!! Aaarrrghhhh...) e il giorno dopo, la sera, Ale ha già il volo per l’Italia.

“Papèèèèèiii” come dice Giulia! Che bello riabbracciarti, quanto ci sei mancato!......anche il rientro non è stato proprio una passeggiata....ma questa è un’altra storia che ha poco a che fare con il mare!

Adesso siamo di nuovo in terra, sta prendendo una piega strana, ci stiamo ippopotamizzando, e stia...mo iniziando a pensare al rientro su terra ferma...certo vicino al mare.

L'idea di vendere Adaro, la nostra casa, ci fa strano, ma certo è che se rientriamo non ha senso tenere una barca di 16 metri in alluminio e tutta attrezzata per il giro del mondo, ferma in un porto.
Se qualcuno ha idea di partire si faccia sentire!

 

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