Dopo più di un mese alle Marchesi eccoci pronti per ripartire. L'ultima notte l'abbiamo passata dentro al porto di Ua Pou, dietro al molo, con una cima a terra e per la prima volta da mesi...non si rolla!
La mattina salutiamo i "Rebelle" (una coppia giovane che vive in barca e lavorano come osteopati nelle isole), e "Sea Lance", salutiamo i picchi di Ua Pou e molliamo gli ormeggi.
Fuori c'è vento, abbiamo 20 nodi al traverso e si va una meraviglia, finchè a un certo punto sentiamo un rumoraccio, il fiocco fileggia, cavolo si è spaccata la scotta dell'avvolgifiocco. Questo sistema inglese con una cima doppia che passa nel tamburo è una vera fregatura! Perdiamo la prima mattinata a smontare il tamburo, con biglie che rotolano di qua e di la e ad impiombare la cima con tessile e metallo...un vero divertimento! Finalmente abbiamo trovato una buona scusa per cambiare sistema, ci penseremo quando arriveremo a Papeete.
Dopo tre giorni e tre notti di navigazione sugli 8 nodi finalmente all'alba vediamo Manihi, l'atollo delle Tuamotu dove abbiamo deciso di atterrare. Abbiamo studiato la pass sulla guida Charlie's charts of Polynesia e l'entrata sembra abbastanza semplice, anche se nelle pass c'è sempre una corrente fortissima quindi bisogna aspettare il momento giusto per entrare. La notte è stata lunga e faticosa, abbiamo schivato altri due atolli e abbiamo preso un temporale, ma ora ci siamo, sono le 8.30 ora locale e siamo all'entrata dell'atollo. Una barca davanti a noi chiede informazioni alle barche che stanno dentro sul VHF e approfittiamo dei consigli...via si entra! La pass è più corta di quello che immaginavamo, la corrente è forte, ma col motore bello allegro non abbiamo problemi, appena usciti dal canale invece, viene giù un temporale che non ci si vede a 20 metri! Cavolo, le carte della guida non corrispondono mica tanto con quello che vediamo e anche il programma di navigazione non sembra proprio preciso, avanziamo piano piano piano piano facendo lo slalom tra panettoni di corallo, isolotti con la capanna della "ferme perlière" dove coltivano le perle, e le boe dei pescatori. Le dita sono incrociate! Meno male che questi temporali sono violentissimi ma durano poco, la visibilità migliora e vediamo delle boe verdi e rosse, dei segnali che non erano descritti sulla guida, ma che ci portano dritti dritti all'ormeggio. Diamo ancora, nel frattempo esce il sole. Che spettacolo! Fuori dall'atollo c'era mare mosso, una bella onda che si sente ancora frangere da dentro, ma dentro si è protetti, il mare è piatto, la terra è bassa, piena di palme e la sabbia è bianca. Che pace!
Siamo a Manihi, la barca è ferma, siamo stanchissimi e crolliamo! Quando ci svegliamo è pomeriggio, c'è ancora i sole e ci tuffiamo. L'acqua è limpida e c'è una bella visibilità. Andiamo a fare una nuotatina fino a terra ed è pieno di ostriche da perle: sono molto grandi, la conchiglia è spessa e le labbra che la chiudono sono di un blu quasi fluorescente con dei puntini. Già cosi sembrano molto preziose!
Il villaggio di Manihi è un villaggio di pescatori, la maggiorparte delle persone vive della coltivazione delle perle, c'è una sola strada, non asfaltata che segue l'atollo. Dall'interno all'esterno ci saranno un paio di centinaia di metri. Fuori il mare continua a frangere, dentro è tutto tranquillo.
Ci piacerebbe rimanere qui una settimanella e poi continuare a girare gli atolli delle Tuamotu, ma da Nuku Hiva ci chiama la "sage femme" e ci consiglia di fare l'amniocentesi, e la fanno solo a Papeete. Ci prende un'appuntamento per la settimana prossima, quindi abbiamo giusto il tempo di riprendere fiato, qualche giorno di relax, e poi dobbiamo ripartire!
Il 14 mattina ritiriamo su l'ancora e partiamo. Le prime 12 ore di navigazione abbiamo avuto pochissimo vento. Abbiamo tirato su lo spi, ma poi c'era troppo poco vento anche per lui quindi giù tutto e via col motore. La notte invece si sono scatenati vento e onde. Il vento dai 25 ai 35 nodi al traverso "comodo", mentre le onde, come al solito mannaggia a loro, disordinate, violente e al traverso. Meno male che da Manihi a Papeete non sono neanche 200 miglia, ma che lavatrice!! Abbaimo sballonzolato tutto il tempo, finalmente il 16 mattina entriamo nel canale del porto di Papeete, costeggiamo l'aeroporto e ormeggiamo davanti alla Marina Taina, protetti dal reef. Bello navigare...ma quanto è bello arrivare e sentire la barca ferma!
Pacifico...si fa per dire, con noi è stato piuttosto "lunatico", da Panama alle Galapagos, alle Marchesi alle Tuamotu fino a qui non abbiamo fatto neanche una navigazione che si possa dire tranquilla. L'Atlantico con i suoi alisei costanti che in 19 giorni ci avevano portato da Las Palmas alla Martinica con un bel fioccone tangonato e la trinchetta è stata veramente una passeggiata in confronto! In pacifico non abbiamo passato neanche una girnata con le stesse vele, le condizioni cambiano in continuazione e l'attrezzatura, come l'equipaggio, è messa a dura prova! Certo che poi quando arrivi a terra è tutto talmente diverso, talmente affascinante, che dopo mezz'ora a terra ti sei già scordato delle fatiche dei giorni in mezzo al mare!
...ed eccoci a Papeete
Ci svegliamo dopo una nottata tranquillissima con la barca ferma e uscendo vediamo uno spettacolo bellissimo: il tramonto della luna piena sul mare!
Il tempo di fare colazione e via, si ritorna alla civiltà! Saliamo su un autobus che ci porta in cento. Facciamo un salto all'ufficio immigrazione per far timbrare i passaporti e scopriamo che invece di un anno, come ci avevano detto alle Marchesi, possiamo rimanere in Polinesia solo 3 mesi! Per fortuna possiamo richiedere un permesso di soggiorno e considerando che aspettiamo un bimbo non dovrebbero farci problemi.
Affrontiamo il caldo per girare nella zona industriale alla ricerca di un saldatore che ci possa modificare finalmente il rollafiocco e farlo diventare come tutti gli altri, con una sola scotta. Facciamo diverse ipotesi: la plastica, ma col caldo...l'alluminio, ma per saldarlo ci chiedono una fortuna...e finalmente decidiamo di smontare lo strallo e far saldare direttamente i due dischi in inox sul fondo dello strallo. Ce la caviamo con un paio di centinaia di euro e, a parte la fatica per smontare e rimontare il tutto, il lavoro sembra buono...un pò grande, ma buono! Certo bisognerà provarlo con il vento, in mezzo al mare...
Ogni tanto anche qui vengono giù degli acquazzoni fortissimi, per fortuna durano poco e puliscono la barca e...danno una sciacquata ai panni stesi sulle draglie!
Che bel cambiamento dalla vita degli ultimi mesi: il ritorno nella civiltà ha i suoi lati negativi ma anche quelli positivi.
E' vero che c'è il TRAFFICO (come diceva Benigni nel piccolo diavolo, il problema più grande di Palemmmo...figuriamoci di Papeete), è vero che le persone sono più indaffarate, vanno più in fretta rispetto alle Marchesi, ma anche qui sono molto gentili ed è facile attaccare bottone.
Poi abbiamo fatto un salto al Carrefour...che dire...che shok rispetto ai negozietti dove ogni volta speravi che fosse passata l'Ara-nui (la barca che porta i rifornimenti) per trovare un pò di verdura fresca! Certo, l'altro lato della medaglia è che se non ci sono cose da comprare non spendi, mentre qui i soldi volano via che è una meraviglia, anche perchè è tutto molto caro rispetto ai posti dove siamo stati finora...diciamo che è appena più caro di Roma. Che altro? la lavatrice a gettoni, l'acqua potabile al molo per riempire i serbatoi, e poi c'è internet, skype, il telefonino funziona, anche se con 12 ore di fuso orario non è facile chiamare, trovare le persone, non disturbare...ma d'altro canto è una telefonata dall'altro lato del mondo e fa sempre piacere, no?
E poi c'è l'ospedale di Mamao, dove ieri ho fatto l'amiocentesi. Una siringona in panza per prelevare del liquido amniotico...non è certo il massimo ma pensavo fosse più doloroso. Vabè, è fatta...Ma la cosa più bella è stata l'ecografia! Si vedeva benissimo, ed è....UNA FEMMINUCCIA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Una piccola noce di cocco che cresce e che si è messa di profilo per la foto! che spettacolo!
A questo punto inizia il gioco dei nomi...come la chiamiamo?...
Da Adaro per oggi è tutto! Che si racconta invece dall'altra parte del mondo?
gli autobus
aneddoto sulla mentalità tahitiana
Gli autobus a Papeete sono privati, ogni proprietario se lo allestisce un pò come vuole, di base prende lo chassis di un camion e poi ci costruisce sopra una struttura in legno con due panche, tante finestre apribili, tanti colori. A volte le panche sono foderate con della gommapiuma e della fintapelle, altre volte sono solo verniciate..."dure come il legno"!!!
Il prezzo di una corsa per gli adulti è di 130 FP (un eruro)
L'altro giorno dovevamo andare a Mamao (l'ospedale) per una delle solite visite. Di solito gli autobus che prendiamo davanti al carrefour al capolinea arrivano in città, fanno il giro davanti a brico, passano per mamao e poi tornano indietro, ma si vede che quando ci sono pochi passeggeri accorciano. Prima di salire sull'autobus chiediamo all'autista se va a Mamao, e ci risponde di no!
Io provo ad insistere, gli dico...
- "ma come ieri ci avete portati fin la...dobbiamo andare in ospedale x fare delle analisi perchè aspettiamo una bambina...!
e lui:
-"et alors on va y passer par mamao!" poi con un sorriso tra il gentile e il furbetto..."il fallait le dire tout de suite!"
Per noi ha fatto i percorso lungo e ci ha lasciati davanti all'ingresso! Bella la vita ancora cosi flessibile ed elastica, senza tutti i regolamenti....
Alle marchesi ci dicevano che i tahitiani sono tutti stressati, vanno di corsa, sono indaffarati...Effettivamente il traffico, il caos, lo smog...ci sono, ma Papeete è pur una città con tutti i vantaggi delle città moderne e le persone vanno più in fretta dei marchesiani, è vero, ma noi abbiamo incontrato tante persone tutte gentili, disponibili, sorridenti e carine.